lunedì 9 febbraio 2009

Un’amicizia indimenticabile

La vita è breve vivi ogni giorno come se fosse l'ultimo, perchè nella vita tutto è possibile...


Tutto andava come sempre, io andavo a scuola con mia sorella Mary e mio fratello Josef in Polonia, eravamo molto felici, anche se la nostra non era il meglio che si poteva chiedere, ma non ci lamentavamo.


Un giorno però vidi qualcosa di strano; stavo tornando a casa da scuola e osservai mia madre che cuciva delle fasce, tagliando un pezzo di stoffa, su cui imprimeva una stella a sei punte. Ogni volta che uscivamo dovevamo mettere questi bracciali, io non capivo perchè bisognava fare tutto questo.


Una mattina, i soldati ci dissero che non potevamo più vivere nella nostra casa e ci portarono in un posto vicino a Cracovia, in cui dovevamo vivere con un'altra famiglia, eravamo undici in tutto. Per mesi abbiamo vissuto lì, ma un giorno tornarono i soldati di nuovo, con dei grandi camion, diedero l'ordine di abbandonare le case ; noi obbedimmo, ci portarono fino alla stazione, salimmo sul treno in cui c'era una puzza tremenda. Eravamo tutti stretti dentro i vagoni, i soldati non avevano alcun rispetto di noi, ci trattavano come spazzatura.


Dopo molta strada il treno si fermò, scendemmo e dovemmo camminare fin qui.


Adesso sono seduto vicino alla rete, a pensare in silenzio che questa non è vita, il campo è isolato da tutto e da tutti, la vegetazione è quasi assente in questo posto, il terreno è arido, da qui si vedono solo delle fabbriche, da cui esce un fumo che ha un odore orribile. Di fronte a me c'è il bosco, siamo costretti a lavorare come schiavi, rinchiusi in un posto da cui non si può uscire perchè la rete è invarcabile. Sto osservando la selva, ad un tratto vedo arrivare un bambino; lui in un primo momento sembra che mi ignori, ma poi mi saluta ed io faccio lo stesso, iniziamo a parlare, vedo che abbiamo molte cose in comune: ha nove anni come me ed è nato il mio stesso giorno, ha gli occhi marroni, i capelli castani e il volto felice , diversamente dal mio. Si chiama Bruno, si è trasferito molte volte, prima viveva a Berlino ed adesso vive ad Auscit. Gli chiedo se ha qualcosa da mangiare, perchè il mio stomaco brontol, non mangio da giorni, ma purtroppo non ha niente con sè. Lui mi chiede se voglio giocare a calcio, ma non capisce che è impossibile. Allora io inizio a raccontare la mia storia, ma Bruno mi interrompe per parlarmi della sua.
Dopo aver conversato per ore ci salutiamo e ognuno va per la propria strada.
Sono contento di aver trovato un amico con cui parlare, anche se mi dispiace che non capisca la mia situazione. Bruno vuole fare l’esploratore da grande, invece io voglio lavorare in uno zoo. I giorni successivi ci incontriamo come al solito.
Un giorno un soldato mi ha preso e portato in una casa perché serviva un bambino con le dita piccole per pulire i bicchieri. Sto pulendo senza esitare, ad un tratto si avvicina un bambino, era lui, Bruno. Mi diede un pezzo di pane ed io iniziai a mangiare senza pensare a nulla, ma un soldato mi vide, mi sgridò e mi picchiò forte. Lui restò a guardare e non disse niente.
L’indomani lo incontrai sempre nello stesso posto, vicino alla rete, aveva portato del pane per scusarsi del fatto accaduto il giorno precedente. Proprio quel giorno non trovai mio padre, non avevo idea di dove poteva essere, era andato a lavorare in un campo,ma non è tornato più. Gli raccontai il fatto e Bruno mi disse che domani sarebbe entrato con me e mi avrebbe aiutato a cercarlo, non ero molto sicuro. Io avevo il compito di procurargli i vestiti adatti. Rimanemmo d’accordo così. Il giorno seguente ci trovammo, gli diedi i vestiti stando attento a non toccare la rete, lui li indossò, scavò un buco e passò sotto la rete. Siamo andati alla ricerca, come due esploratori. Ad un tratto la pioggia inizia a cadere su di noi e i soldati ci hanno fatti entrare in un edificio, da cui non uscimmo mai più.


Debby

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