mercoledì 6 maggio 2009

Perchè tutti ricordino, perchè nessuno dimentichi

Jonathan Caniglia
Scuola Secondaria di 1^grado
Di Forgaria nel Friuli

Perché tutti ricordino, perché nessuno dimentichi

Ora nessuno ne parla più.
Mi riferisco a persecuzioni, fucilazioni e violenze.
E’ per questo che scrivo, per ricordare.
Cosa avessero fatto loro non lo so, ma fatto sta che lui li ha voluti morti. Ormai a questo vengono dedicate poche pagine dei libri di storia, ma chi ha vissuto l’esperienza lo sa e se lo ricorda bene.
Chiunque legga questo testo non sa di chi sto parlando, ma se aggiungo la parola Ebrei all’ inizio, penso che a tutti venga in mente la grande persecuzione e repressione che avviò il cancelliere tedesco Adolf Hitler nel 1936.
Centinaia di persone morte e perché? Solamente perché avevano il controllo economico su molte banche tedesche e non appartenevano a una razza ben precisa.
Sono stati presi e inizialmente rinchiusi in ghetti, murati dall’ interno potevano uscire solo in certe ore, e anche in quelle erano sorvegliati dalle guardie tedesche che si divertivano a prenderli in giro, ad abusare di loro e anche ad ucciderli.
Successivamente la cosa si aggravò: gli ebrei furono trasferiti e obbligati a lavorare nei campi di concentramento. donne e bambini, tutti, nessuno escluso. Le donne incinte e i vecchi venivano subito mandati nelle “docce”, che poi non sono altro che le camere a gas.
Venivano rinchiusi in celle molto strette dove veniva stipato un numero esorbitante di persone che riuscivano a malapena a respirare.
Non fornivano loro nemmeno delle divise o, per meglio dire, le divise ce le avevano, ma erano realizzate con i capelli, i capelli che tagliavano loro quando li facevano entrare.
I camini liberavano nell’ aria una quantità enorme di fumi neri, e chi guardava da fuori sapeva, sapeva che lì, in quei campi da dove nessuno usciva ma molti entravano, qualcuno era morto o stava morendo.
Ma, come ho già detto, queste cose si stanno dimenticando e vengono ogni giorno trascurate.
Adesso gli Ebrei, ripensandoci, rabbrividiscono, ma soprattutto ricordano, sì ricordano.
E quanti di noi sono disposti ad ammettere che stiamo pian piano dimenticando?
Jonathan Caniglia

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